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Nel percorso di cura, non basta prescrivere una terapia: è fondamentale che il paziente la segua con costanza, comprensione e fiducia. È proprio da questo principio che nasce il concetto di compliance, un aspetto centrale della medicina moderna che unisce competenza clinica e relazione umana.
In questo articolo approfondiremo che cosa significa realmente “aderire” a un trattamento, quali fattori possono ostacolare questa adesione e quale ruolo hanno i professionisti sanitari, in particolare l’OSS, nel favorire la collaborazione e il successo delle cure.
Cos’è la compliance
In medicina, il termine compliance indica il grado di collaborazione e adesione del paziente alle indicazioni terapeutiche prescritte dal medico e dal team sanitario.
Non riguarda solo l’assunzione corretta dei farmaci, ma anche il rispetto della dieta, delle norme igieniche, delle indicazioni comportamentali e degli stili di vita consigliati.
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Una buona compliance è fondamentale per il successo delle cure, mentre una scarsa adesione può compromettere l’efficacia dei trattamenti e rallentare la guarigione.
Per questo motivo, la compliance non è solo una questione medica, ma anche relazionale e comunicativa, in cui l’OSS svolge un ruolo importante nel favorire la collaborazione e la fiducia del paziente.
L’importanza della compliance
- Garantisce l’efficacia della terapia;
- Riduce il rischio di complicanze o recidive;
- Migliora la qualità della vita del paziente;
- Aiuta a contenere i costi sanitari legati a ospedalizzazioni o cure aggiuntive.
Differenza tra compliance e adherence
Oggi si usa sempre più spesso il termine adherence, che indica una collaborazione attiva e consapevole del paziente. La compliance tradizionale era vista come un semplice rispetto delle regole, mentre l’adherence valorizza il coinvolgimento e la motivazione del paziente.
Fattori che influenzano la compliance
La compliance non dipende solo dalla volontà del paziente, ma da un insieme di fattori fisici, psicologici, sociali e relazionali che possono ostacolare la corretta adesione al piano terapeutico.
Comprendere queste cause permette all’OSS e all’équipe sanitaria di agire in modo mirato, migliorando la collaborazione del paziente. Vediamoli insieme:
- Scarsa comprensione delle indicazioni terapeutiche: Molti pazienti, soprattutto anziani o con bassa scolarità, non comprendono pienamente le istruzioni mediche: dosaggi, orari, durata della terapia, modalità di somministrazione. A volte il linguaggio tecnico usato dai professionisti può creare confusione o timore. Esempio: un paziente può non sapere se assumere un farmaco “a stomaco pieno” o “a digiuno”, e questo lo porta a saltare o sbagliare la dose.
L’OSS, in questo caso, può spiegare in modo semplice le indicazioni e verificare che il paziente abbia realmente compreso;
- Fattori psicologici ed emotivi: Ansia, depressione, paura degli effetti collaterali o sfiducia verso il personale sanitario sono tra le principali cause di scarsa adesione alle cure. Un paziente che si sente solo, non ascoltato o poco motivato tende a trascurare la propria terapia. Esempio: un paziente cronico può convincersi che “tanto non serve più a niente” e smettere di assumere i farmaci.
In questi casi, l’OSS può offrire supporto emotivo, incoraggiare e segnalare il disagio agli infermieri o al medico;
- Difficoltà fisiche o cognitive: malattie neurologiche, deficit visivi, tremori, o problemi di memoria possono rendere complicato seguire correttamente il piano terapeutico. Esempio: un anziano con Parkinson può non riuscire ad aprire le confezioni dei medicinali o a distinguere le pillole.
L’OSS può organizzare il materiale (es. preparare il bicchiere d’acqua o il blister in modo ordinato) e sostenere il paziente nelle azioni quotidiane, favorendo l’autonomia;
- Contesto familiare e sociale inadeguato: una famiglia assente o disorganizzata, oppure una situazione economica difficile, possono ridurre la compliance. Esempio: mancanza di supporto per accompagnare il paziente alle visite, difficoltà ad acquistare i farmaci o a preparare pasti adeguati alla dieta prescritta.
L’OSS può coinvolgere il caregiver e segnalare la situazione all’assistente sociale o all’équipe multidisciplinare;
- Scarsa comunicazione con il team sanitario: quando la comunicazione tra operatori e paziente è frettolosa o poco chiara, la fiducia viene meno e la persona tende a disinteressarsi alle cure. Esempio: un paziente che non si sente ascoltato potrebbe decidere di interrompere le terapie o modificarle autonomamente.
L’OSS, grazie al suo ruolo di mediatore, può favorire il dialogo, ascoltare i bisogni del paziente e riferire eventuali incomprensioni all’équipe;
- Aspetti culturali e credenze personali: le convinzioni religiose, la cultura di appartenenza o la fiducia in rimedi naturali possono portare a rifiutare o modificare la terapia. Esempio: alcuni pazienti credono che i farmaci “avvelenino” il corpo o preferiscono affidarsi solo alla preghiera o a cure alternative.
In questi casi, l’OSS deve mostrare rispetto, ma anche spiegare con calma e chiarezza l’importanza del trattamento, sempre collaborando con l’équipe.
Strategie per migliorare la compliance
L’Operatore Socio-Sanitario, pur non avendo competenze cliniche, gioca un ruolo fondamentale nel mantenere e rinforzare la compliance del paziente, perché è la figura più vicina e presente nella quotidianità assistenziale.
Ecco le principali strategie che può adottare:
Favorire la comprensione e la fiducia
L’OSS può aiutare il paziente a capire meglio le indicazioni ricevute dal medico o dall’infermiere, spiegandole in modo semplice e verificando che siano state comprese correttamente:
- Usa un linguaggio chiaro, evitando termini tecnici;
- Rinforza i concetti principali già spiegati dal personale sanitario;
- Mantiene un atteggiamento accogliente e rispettoso, che ispira fiducia e sicurezza.
Esempio: ricordare al paziente perché deve bere lentamente l’acqua gelificata, collegando l’azione al beneficio (“così eviti di tossire o di soffocare”).
Ascoltare e incoraggiare il dialogo
Una parte essenziale della compliance è la relazione di fiducia.
L’OSS può:
- Ascoltare le preoccupazioni e i dubbi del paziente;
- Rassicurarlo se mostra paura o confusione;
- Segnalare eventuali rifiuti o resistenze all’équipe sanitaria.
L’ascolto attivo aiuta il paziente a sentirsi partecipe, non un soggetto passivo delle cure.
Identificare e segnalare gli ostacoli
L’OSS, osservando quotidianamente la persona, è in grado di notare i fattori che ostacolano l’aderenza alla terapia:
- Difficoltà fisiche (tremori, stanchezza, problemi di vista);
- Problemi cognitivi (dimenticanze, confusione);
- Fattori emotivi (ansia, tristezza, sfiducia).
L’OSS deve riferire questi elementi all’infermiere, affinché si possano studiare strategie di supporto adeguate (per esempio semplificare la routine terapeutica o coinvolgere un familiare).
Coinvolgere la famiglia o il caregiver
La compliance migliora quando anche chi assiste il paziente è informato e consapevole.
L’OSS può:
- Spiegare ai familiari le modalità di cura quotidiane (es. come aiutare il paziente a bere o a muoversi correttamente);
- Coinvolgerli nel monitoraggio della terapia, motivandoli a collaborare;
- Segnalare all’équipe eventuali difficoltà di comunicazione tra famiglia e personale sanitario.
Rinforzare la motivazione
Spesso il paziente, specie se anziano o cronico, perde la motivazione nel seguire le terapie.
L’OSS può aiutarlo a riconoscere i miglioramenti e a mantenere la costanza, sottolineando i benefici del trattamento:
- “Sta camminando più sicuro di ieri.”
- “Continui così, la fisioterapia sta facendo effetto.”
Queste piccole frasi rinforzano l’autostima e stimolano la continuità terapeutica.
La compliance non è solo un concetto medico, ma una chiave per migliorare la salute dei pazienti e l’efficacia delle cure. Coinvolgere, motivare e supportare il paziente significa aumentare le probabilità di successo della terapia, ridurre complicanze e favorire una vita più sana e serena. Ogni piccolo passo verso una maggiore adesione terapeutica fa la differenza.