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La nutrizione artificiale è una pratica fondamentale per garantire il fabbisogno nutrizionale dei pazienti che non possono alimentarsi autonomamente. Gli OSS, pur non essendo responsabili della gestione medica della nutrizione artificiale, svolgono un ruolo essenziale nel supporto e nel monitoraggio quotidiano. In questo articolo, vedremo cosa può e non può fare un OSS nella nutrizione enterale e parenterale, con consigli pratici per garantire il benessere del paziente.
Nutrizione artificiale: concetti base per OSS
Abbiamo già trattato in un articolo dedicato la definizione di nutrizione artificiale, ma riprenderemo brevemente i concetti principali.
Cos’è la nutrizione artificiale?
È un modo per fornire nutrienti (acqua, sali minerali, proteine, carboidrati e grassi) a una persona che non può alimentarsi da sola in modo adeguato o sicuro, sia temporaneamente che a lungo termine. La nutrizione artificiale si divide in due tipologie:
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Nutrizione enterale (NE)
- Come funziona: i nutrienti vengono somministrati direttamente nello stomaco o nell’intestino tramite un sondino.
- Quando si usa: se il tratto digerente funziona, ma la persona non può deglutire (es. ictus, demenza, tumori della gola).
- Vie di somministrazione:
- Sondino naso-gastrico (a breve termine)
- PEG (gastrostomia endoscopica percutanea): tubo inserito nello stomaco tramite la parete addominale (per periodi lunghi)
Nutrizione parenterale (NP)
- Come funziona: i nutrienti vengono somministrati direttamente nel sangue tramite una vena.
- Quando si usa: se l’intestino non funziona (es. occlusioni intestinali, malassorbimento grave).
- Accessi venosi:
- CVC (catetere venoso centrale): inserito in una grande vena (per NP a lungo termine)
Cosa può fare l’OSS nella nutrizione enterale
L’OSS non somministra la nutrizione enterale: questo atto è di competenza esclusiva dell’infermiere. Tuttavia, il suo contributo nella gestione quotidiana del paziente con nutrizione enterale è fondamentale e comprende diverse attività:
Monitoraggio e osservazione
- Segnalazione tempestiva di segni e sintomi di intolleranza alla nutrizione (nausea, vomito, diarrea, distensione addominale);
- Controllo dell’integrità della cute attorno al punto di inserzione (es. stomia della PEG), segnalando arrossamenti, secrezioni o segni di infezione;
- Attenzione alla postura del paziente: favorire la posizione semi-seduta durante e dopo la nutrizione per almeno 30-60 minuti, per ridurre il rischio di reflusso e broncoaspirazione.
Igiene e cura del presidio
- Pulizia della cute peristomale e dell’esterno del sondino con materiale sterile o secondo le indicazioni infermieristiche;
- Collaborazione nell’effettuazione di medicazioni semplici, senza manipolare il sondino, in accordo con le direttive infermieristiche.
Supporto nella preparazione dell’ambiente
- Predisporre il materiale necessario alla somministrazione, in ambiente igienico e sicuro;
- Controllare che la nutrizione sia correttamente etichettata, integra e non scaduta (senza somministrarla).
Assistenza al comfort e alla sicurezza del paziente
- Verifica della corretta postura, mobilizzazione del paziente nel letto se necessario, attenzione alla dignità e al comfort;
- Collaborazione nella prevenzione delle complicanze da allettamento (es. piaghe da decubito), che possono aggravarsi in pazienti sottoposti a nutrizione enterale.
Il lavoro di squadra con l’infermiere
Il lavoro dell’OSS nella nutrizione enterale si inserisce perfettamente nella logica dell’assistenza integrata: l’OSS assicura un monitoraggio costante, una cura attenta del paziente e una comunicazione efficace con l’infermiere. In questo modo, è possibile prevenire complicanze, migliorare l’efficacia del trattamento e umanizzare l’assistenza, anche in situazioni delicate.
L’igiene della stomia e il ruolo dell’OSS: procedure e limiti operativi
L’Operatore Socio Sanitario (OSS) svolge un ruolo fondamentale nella cura della stomia, garantendo l’igiene quotidiana della cute circostante. Questa procedura è essenziale per prevenire infezioni e irritazioni cutanee.
Pulizia della stomia: tecniche e accorgimenti
Nel primo periodo post-operatorio, durante la prima settimana, la medicazione deve essere eseguita esclusivamente dall’infermiere. Successivamente, l’OSS può occuparsi dell’igiene utilizzando acqua e sapone neutro per la cute peristomale. La zona sottostante la placca, invece, deve essere detersa con una garza sterile imbevuta di soluzione fisiologica.
In presenza di un leggero arrossamento cutaneo, dopo aver consultato l’infermiere, è possibile applicare ovatta imbevuta di soluzione di eosina acquosa al 2%, che aiuta a proteggere e favorire la rigenerazione della pelle.
Limiti operativi dell’OSS: cosa non può fare?
Sebbene in alcune strutture sanitarie possa accadere che l’infermiere richieda all’OSS di collegare le miscele nutrizionali, regolare la velocità di infusione o gestire le pompe di alimentazione, è importante sottolineare che tali attività rientrano esclusivamente nelle competenze infermieristiche.
Nel contesto dell’assistenza domiciliare, la situazione può variare: sia l’OSS che il caregiver familiare possono essere formati dall’infermiere di riferimento per eseguire alcune procedure delegate in sicurezza. Tuttavia, qualsiasi intervento deve sempre avvenire nel rispetto dei protocolli sanitari e delle competenze professionali.
Posizione dei flaconi e monitoraggio della nutrizione
Nel contesto dell’assistenza a pazienti con nutrizione enterale, è fondamentale posizionare correttamente i flaconi contenenti la miscela nutrizionale per garantire una somministrazione sicura ed efficace. Un errato posizionamento può infatti influenzare il flusso del nutrimento, aumentando il rischio di complicanze come reflusso, aspirazione o un’inadeguata somministrazione della dieta.
Dove posizionare i flaconi per la nutrizione enterale?
I flaconi devono essere posizionati al di sopra del livello dello stomaco del paziente, generalmente a circa 50-70 cm di altezza rispetto al piano del letto. Questo perché la gravità facilita il flusso della soluzione nutritiva attraverso il sondino senza la necessità di forzature meccaniche.
Perché l’altezza è importante?
- Troppo in basso: Se il flacone è posizionato al di sotto del livello dello stomaco, il flusso della nutrizione potrebbe essere insufficiente o addirittura bloccarsi.
- Troppo in alto: Se il flacone è posizionato troppo in alto, la velocità di somministrazione potrebbe aumentare eccessivamente, causando disturbi come nausea, gonfiore o reflusso gastroesofageo.
- Altezza corretta: Mantenere il flacone a 50-70 cm sopra il paziente permette un flusso regolare e controllato, riducendo il rischio di complicanze.
Accorgimenti pratici
- Utilizzare un’asta porta-flebo: È il supporto ideale per regolare facilmente l’altezza del flacone e mantenerlo stabile.
- Verificare il flusso: Osservare sempre che la nutrizione scorra correttamente senza interruzioni o fuoriuscite.
- Evitare piegature del sondino: Un sondino piegato può ostacolare il passaggio del nutrimento.
- Monitorare il paziente: Se compaiono segni di intolleranza (vomito, dolore addominale, distensione), interrompere la somministrazione e segnalarlo all’infermiere.
Seguire queste indicazioni aiuta a garantire un’assistenza efficace, migliorando la sicurezza e il comfort del paziente.
Segnalazione di malposizionamenti o alterazioni cutanee
Le complicanze della nutrizione parenterale e enterale possono essere diverse e variare a seconda delle condizioni del paziente, della durata del trattamento e della tecnica utilizzata. Ecco un elenco delle complicanze più comuni per entrambe le modalità di nutrizione:
Questi passaggi rappresentano solo una curiosità per comprendere meglio come l’infermiere gestisce la nutrizione enterale e per apprendere il processo in modo più dettagliato. All’interno di questa procedura, l’Operatore Socio-Sanitario (OSS) svolge un ruolo di supporto, aiutando e osservando, ma le sue competenze specifiche sono trattate separatamente nell’articolo.
- Igiene delle mani: Prima di ogni operazione, lavare accuratamente le mani per ridurre il rischio di contaminazione.
- Preparazione della nutrizione: Verificare che la temperatura del flacone sia adeguata e agitare bene il contenuto prima dell’uso.
- Collegamento del sistema: Collegare la linea di infusione alla sonda o al bottone PEG seguendo una tecnica asettica.
- Qualità degli alimenti: Se la nutrizione è preparata in casa (es. cottura, liofilizzazione, omogeneizzazione), è indispensabile rispettare rigorosamente le norme igieniche.
- Posizionamento del paziente: Mantenere il busto sollevato tra i 30° e i 45° durante l’infusione e per almeno un’ora dopo la fine dell’alimentazione per prevenire il reflusso.
- Monitoraggio del ristagno gastrico: Controllare il residuo ogni 4-5 ore; se supera i 150-200 ml, sospendere temporaneamente la somministrazione per un’ora e, se necessario, valutare l’uso di procinetici (es. metoclopramide).
- Controllo della PEG: Verificare la corretta posizione del dispositivo osservando la tacca di riferimento esterna.
- Attenzione ai segni di complicanze: Segnalare tempestivamente la comparsa di sintomi quali tosse, difficoltà respiratoria, cianosi, nausea, vomito o diarrea, che potrebbero indicare reflusso o aspirazione.
- Lavaggio della sonda: Risciacquare la PEG con 30-60 cc di acqua prima e dopo ogni utilizzo per mantenerla pulita e funzionale.
- Gestione della terapia farmacologica: Non mescolare i farmaci con l’alimentazione. Somministrarli separatamente con acqua, preferendo le formulazioni liquide o solubili. Evitare farmaci a rilascio prolungato (RETARD) o in gelatina.
- Cura del cavo orale: Effettuare la pulizia quotidiana della bocca e idratare le labbra con burrocacao o olio di vaselina per prevenire secchezza e lesioni.
Il ruolo dell’OSS nella nutrizione artificiale è importante per garantire il comfort e la sicurezza del paziente. Con una corretta igiene, una vigilanza attenta e una collaborazione con il team sanitario, l’OSS può fare la differenza nel percorso assistenziale.
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