Guida ai disturbi comportamentali negli adulti

di Redazione

I disturbi comportamentali negli adulti, specialmente quando si manifestano in contesti come residenze sanitarie o strutture di assistenza, sono una sfida significativa sia per gli individui affetti che per i professionisti della salute mentale e del settore sanitario. Questi disturbi possono derivare da una varietà di cause, comprese le condizioni mediche, le disabilità cognitive, i disturbi psichiatrici e l’ambiente circostante. Esploriamo dunque questo argomento in modo dettagliato.

Indagine sulle cause e sintomi dei disturbi comportamentali

I disturbi comportamentali negli adulti si manifestano attraverso una serie di comportamenti disfunzionali che possono interferire con la vita quotidiana dell’individuo e con le interazioni sociali. Alcuni esempi comuni includono:

  1. Disturbi dell’umore: Come depressione maggiore, disturbo bipolare e disturbo ossessivo-compulsivo, che possono manifestarsi attraverso cambiamenti nell’umore, comportamenti autolesionisti o isolamento sociale.
  2. Disturbi d’ansia: Come disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da attacchi di panico o disturbo da stress post-traumatico, che possono causare sintomi come preoccupazioni eccessive, attacchi di panico ed evitamento di situazioni temute.
  3. Disturbi psicotici: Come la schizofrenia o il disturbo delirante, caratterizzati da allucinazioni, deliri e disorganizzazione del pensiero.
  4. Disturbi della personalità: Come il disturbo borderline di personalità, il disturbo antisociale di personalità o il disturbo evitante di personalità, che possono manifestarsi attraverso comportamenti impulsivi, instabilità emotiva o difficoltà nelle relazioni interpersonali.
  5. Disturbi correlati a sostanze: Come l’abuso di alcol o droghe, che possono influenzare il comportamento, le capacità cognitive e l’umore dell’individuo.

La scoperta delle nevrosi e delle psicosi

La comprensione delle nevrosi e delle psicosi ha una lunga storia, che risale a tempi antichi e si è evoluta attraverso secoli di osservazione, studio e ricerca. Questa piccola introduzione alla storia offre uno sguardo sull’evoluzione della conoscenza medica riguardante questi disturbi mentali.

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Antichità e Medioevo

Nell’antichità, i disturbi mentali erano spesso attribuiti a cause soprannaturali o divine. Gli antichi Egizi, Greci e Romani credevano che le malattie mentali fossero il risultato dell’intervento di spiriti maligni o punizioni divine. Ippocrate, il padre della medicina, fu uno dei primi a proporre che le malattie mentali avessero cause naturali, attribuendole a squilibri nei quattro umori del corpo: sangue, flemma, bile gialla e bile nera.

Durante il Medioevo, le spiegazioni soprannaturali rimasero predominanti. Le persone con disturbi mentali venivano spesso viste come possedute da demoni e sottoposte a esorcismi o altre forme di trattamento crudele.

XIX secolo: La differenziazione tra Nevrosi e Psicosi

Nel XIX secolo, la psichiatria cominciò a distinguere tra diversi tipi di disturbi mentali. Emil Kraepelin, un eminente psichiatra tedesco, fu uno dei primi a classificare sistematicamente i disturbi mentali. Egli differenziò tra “psicosi maniaco-depressiva” (oggi nota come disturbo bipolare) e “demenza precoce” (oggi conosciuta come schizofrenia).

Kraepelin osservò che le psicosi erano caratterizzate da una disconnessione dalla realtà, mentre le nevrosi, come i disturbi d’ansia e le depressioni meno gravi, non coinvolgevano una perdita del contatto con la realtà.

XX secolo: Freud e l’inconscio

Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, giocò un ruolo cruciale nella comprensione delle nevrosi. Egli teorizzò che le nevrosi erano il risultato di conflitti inconsci e traumi infantili non risolti. Freud sviluppò tecniche come l’analisi dei sogni e l’associazione libera per esplorare l’inconscio dei suoi pazienti e trattare i sintomi nevrotici.

Psicosi: approcci sanitari alla gestione dei disturbi comportamentali negli adulti

Le psicosi rappresentano una categoria di disturbi mentali gravi caratterizzati da una perdita di contatto con la realtà. Questo argomento è vasto e complesso, poiché coinvolge una varietà di condizioni cliniche e sfide psicologiche significative. Esploreremo dunque più approfonditamente questo tema, analizzandone le cause, i sintomi, le tipologie e le opzioni di trattamento disponibili.

Definizione e tipologie

Le psicosi sono caratterizzate da una compromissione della capacità di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Ciò si manifesta attraverso sintomi quali deliri, allucinazioni, disorganizzazione del pensiero e comportamenti bizzarri o inappropriati. Le principali tipologie di psicosi includono:

  1. Schizofrenia: È uno dei disturbi psicotici più noti e gravi. Coinvolge sintomi quali deliri, allucinazioni, disorganizzazione del pensiero e comportamento catatonico.
  2. Disturbo schizoaffettivo: Combina sintomi di schizofrenia con sintomi di disturbi dell’umore come depressione o mania.
  3. Disturbo delirante: Caratterizzato dalla presenza di uno o più deliri persistenti e non bizzarri per almeno un mese.
  4. Disturbo psicotico breve: Si manifesta con sintomi psicotici che durano meno di un mese.
  5. Disturbo psicotico indotto da sostanze: Si verifica a seguito dell’uso di sostanze psicoattive come droghe o alcol.

Cause della psicosi

Le cause della psicosi sono multifattoriali e possono includere una combinazione di elementi genetici, biologici, ambientali e psicologici. L’ambiente gioca un ruolo cruciale: esperienze traumatiche, stress prolungato, isolamento sociale e condizioni di vita difficili possono contribuire all’insorgenza della psicosi. Inoltre, eventi di vita significativi e cambiamenti importanti possono agire come fattori scatenanti.

L’interazione tra questi elementi è complessa e ancora oggetto di studio, poiché ogni individuo può rispondere diversamente agli stessi stimoli. Comprendere le cause della psicosi è fondamentale per sviluppare interventi preventivi e terapeutici efficaci, migliorando così la qualità della vita delle persone affette da questo disturbo. Ecco una dettagliata argomentazione sulle cause della psicosi e i fattori che le influenzano:

  • Fattori genetici:
    • Ereditarietà: La presenza di disturbi psicotici nei familiari aumenta il rischio di sviluppare psicosi. Studi sui gemelli e sulle famiglie suggeriscono una componente genetica significativa.
    • Varianti Genetiche: Alcune varianti genetiche specifiche sono state associate a un aumento del rischio di sviluppare psicosi. Queste varianti possono influenzare la regolazione dei neurotrasmettitori e la struttura cerebrale.
  • Fattori biologici:
    • Neurochimica: Squilibri nei neurotrasmettitori, come la dopamina e il glutammato, sono spesso osservati nei pazienti psicotici. La teoria dopaminergica suggerisce che un’eccessiva attività dopaminergica contribuisca ai sintomi psicotici.
    • Struttura Cerebrale: Alterazioni strutturali nel cervello, come la riduzione del volume della corteccia prefrontale o l’aumento dei ventricoli cerebrali, sono state riscontrate in individui con psicosi.
    • Complicazioni Prenatali e Neonatali: Infezioni materne, malnutrizione e complicazioni durante la gravidanza e il parto possono aumentare il rischio di psicosi nel bambino.
  • Fattori Psicologici:
    • Stress e Traumi: Eventi traumatici, soprattutto durante l’infanzia, possono aumentare la vulnerabilità alla psicosi. Abusi fisici, emotivi o sessuali sono spesso correlati a un rischio maggiore.
    • Disturbi di Personalità: Alcuni tratti di personalità, come l’alto neuroticismo o la tendenza a esperienze dissociative, possono predisporre alla psicosi.
  • Fattori Ambientali:
    • Uso di Sostanze: L’abuso di droghe come la cannabis, l’LSD o l’anfetamina può scatenare episodi psicotici, specialmente in individui predisposti.
    • Fattori Socioeconomici: La povertà, l’isolamento sociale, la discriminazione e le difficoltà economiche possono contribuire allo sviluppo della psicosi.
    • Stress Urbano: Vivere in grandi città è stato associato a un rischio maggiore di sviluppare psicosi rispetto alle aree rurali, forse a causa di maggiori livelli di stress e isolamento sociale.

I sintomi

Lo stato di disconnessione dalla realtà può manifestarsi attraverso una varietà di sintomi che influenzano profondamente il comportamento, le emozioni e la percezione del mondo del paziente. La comprensione dei sintomi della psicosi è cruciale per una diagnosi tempestiva e un trattamento efficace. I sintomi della psicosi si dividono generalmente in due categorie principali: sintomi positivi e sintomi negativi.

Sintomi Positivi

I sintomi positivi sono manifestazioni aggiuntive che non sono presenti nelle persone sane e includono:

  • Allucinazioni: percezioni sensoriali senza uno stimolo reale, come sentire voci o vedere cose che non esistono.
  • Deliri: convinzioni false e irrazionali che non cambiano, nonostante l’evidenza contraria, come credere di essere una persona famosa o di essere perseguitati.
  • Disorganizzazione del pensiero e del linguaggio: discorsi confusi, incoerenti o difficoltà nel seguire un filo logico.
  • Comportamenti motori disorganizzati o anormali: agitazione fisica, movimenti stereotipati, o posture inusuali.

Sintomi Negativi

I sintomi negativi sono caratterizzati dalla riduzione o perdita di normali funzioni e comportamenti e includono:

  • Appiattimento affettivo: riduzione dell’espressione delle emozioni, faccia inespressiva, voce monotona.
  • Anedonia: incapacità di provare piacere nelle attività normalmente piacevoli.
  • Alogia: povertà di linguaggio, riduzione della quantità di discorso.
  • Asocialità: mancanza di interesse nelle relazioni sociali e nelle interazioni con gli altri.
  • Avolizione: mancanza di motivazione per iniziare e completare compiti, incluso il prendersi cura di sé stessi.

Trattamento

Il trattamento dei disturbi comportamentali negli adulti può essere complesso e multidisciplinare, coinvolgendo una combinazione di interventi farmacologici, terapia psicologica e supporto sociale:

  • Farmacoterapia: I farmaci possono essere prescritti per alleviare i sintomi associati ai disturbi comportamentali, come antidepressivi, antipsicotici, ansiolitici o stabilizzatori dell’umore.
  • Terapia psicologica: La terapia cognitivo-comportamentale (TCC), la terapia dialettico-comportamentale (TDC), la terapia psicodinamica e altre forme di terapia possono essere utili nel trattare le cause sottostanti dei disturbi comportamentali e nel migliorare le capacità di coping dell’individuo.
  • Supporto sociale: Programmi di supporto sociale, gruppi di auto-aiuto e interventi di riabilitazione psicosociale possono aiutare gli individui affetti da disturbi comportamentali a gestire i loro sintomi e a migliorare la qualità della vita.

Nevrosi: la complessità dei disturbi comportamentali

Le nevrosi sono un insieme di disturbi psicologici caratterizzati da ansia, preoccupazione e comportamenti disfunzionali che possono influenzare significativamente la vita quotidiana di un individuo. Questi disturbi sono spesso causati da conflitti interni o stress eccessivo e possono manifestarsi in vari modi, inclusi sintomi fisici e psicologici. Esaminiamo più approfonditamente questo argomento:

Definizione e tipologie

Le nevrosi sono disturbi psicologici che coinvolgono un’eccessiva ansia, tensione e comportamenti disfunzionali senza che ci sia una perdita di contatto con la realtà, come invece avviene nelle psicosi. Esse si manifestano in diversi modi e possono essere classificate in diverse tipologie:

  • Disturbo d’ansia generalizzato (DAG): Caratterizzato da preoccupazioni eccessive riguardo a molteplici aspetti della vita quotidiana, accompagnate da sintomi come irritabilità, tensione muscolare, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno.
  • Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC): Caratterizzato da pensieri ossessivi e ricorrenti (ossessioni) che causano ansia e da comportamenti ritualistici ripetitivi (compulsioni) eseguiti per ridurre l’ansia associata alle ossessioni.
  • Disturbo di panico: Caratterizzato da attacchi improvvisi e intensi di paura o disagio, accompagnati da sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e sensazione di soffocamento.
  • Disturbo da stress post-traumatico (PTSD): Si verifica dopo l’esposizione a un evento traumatico e si manifesta con sintomi come flashback, evitamento di situazioni o pensieri associati all’evento e iperattivazione del sistema nervoso autonomo.
  • Fobia: Un’intensa e irrazionale paura di un oggetto, luogo o situazione specifica che porta a evitare l’oggetto della paura o a sopportarlo con estremo disagio.
  • Disturbo somatoforme: Caratterizzato dalla presenza di sintomi fisici che non possono essere spiegati da una condizione medica, ma che causano significativo disagio o compromissione della funzione.

Cause

Le cause delle nevrosi sono multifattoriali e complesse, derivanti da una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali.

  • Fattori biologici: Disfunzioni nel funzionamento del cervello e nel sistema nervoso possono contribuire allo sviluppo di nevrosi. L’ereditarietà può anche giocare un ruolo, con alcune persone che hanno una maggiore predisposizione genetica ai disturbi d’ansia.
  • Fattori Psicologici: Le esperienze di vita e i traumi psicologici giocano un ruolo significativo nello sviluppo delle nevrosi. Eventi stressanti, abusi durante l’infanzia, perdite significative o relazioni disfunzionali possono lasciare cicatrici emotive profonde. Le dinamiche psicologiche interne, come meccanismi di difesa inefficaci, conflitti inconsci irrisolti e una bassa autostima, possono anch’essi favorire l’insorgenza di disturbi nevrotici.
  • Fattori Sociali: L’ambiente sociale e culturale influisce notevolmente sul benessere mentale. Stress cronico legato al lavoro, pressioni sociali, problemi finanziari e isolamento sociale possono contribuire allo sviluppo di nevrosi. Le aspettative sociali e le norme culturali possono anche creare un ambiente di pressione e ansia, particolarmente in individui predisposti.

Sintomi

I sintomi delle nevrosi possono variare notevolmente a seconda del tipo di disturbo, ma possono includere:

  • Ansia eccessiva e costante
  • Preoccupazioni irrazionali
  • Comportamenti ritualistici o compulsivi
  • Attacchi di panico
  • Evitamento di situazioni temute
  • Sintomi fisici come mal di testa, disturbi gastrointestinali o affaticamento
  • Pensieri ossessivi e ricorrenti
  • Flashback di eventi traumatici

Trattamento

Il trattamento delle nevrosi può coinvolgere una combinazione di terapia psicologica, farmacoterapia e interventi di auto-aiuto:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (TCC): Questo tipo di terapia aiuta gli individui a identificare e cambiare i pensieri distorti e i comportamenti disfunzionali associati alla nevrosi.
  • Farmacoterapia: I farmaci come gli antidepressivi, gli ansiolitici e i beta-bloccanti possono essere prescritti per aiutare a ridurre i sintomi delle nevrosi.
  • Terapia psicodinamica: Questo tipo di terapia si concentra sull’analisi dei conflitti interni e delle dinamiche relazionali che possono contribuire alla nevrosi.
  • Tecniche di gestione dello stress: Queste possono includere tecniche di rilassamento, mindfulness e esercizio fisico per aiutare a ridurre l’ansia e migliorare il benessere generale.

Tattiche di approccio e comunicazione per affrontare i disturbi del comportamento

Un appropriato atteggiamento e un corretto modo di comunicare con la persona malata possono contribuire in modo significativo a mitigare il disturbo del comportamento.

Ascoltiamo in modo empatico e attento ciò che la persona esprime: sentirsi ascoltata la aiuterà molto ad attenuare la sua ansia.

Sforziamoci di assumere espressioni rassicuranti ed un tono di voce calmo: la persona si sentirà compresa e non sarà influenzata dalla nostra stessa paura.

Utilizziamo una gestualità lenta e tranquilla: evitare movimenti bruschi aiuterà la persona a non interpretare i nostri gesti come minacciosi o violenti.

Introduciamo in modo cortese elementi di realtà: come ad esempio dei riferimenti spazio-temporali, informazioni riguardanti la propria identità e il proprio ruolo. Ciò aiuterà la persona a riorientarsi.

Offriamo alternative con tatto e pazienza: come ad esempio offrendo un cibo o un’attività gradita. Aiuterà la persona a spostare gradualmente l’attenzione dalla situazione che ha scatenato il problema verso situazioni più piacevoli e gradite.

Evitiamo di discutere, contrastare, ostacolare: più la persona si sentirà osteggiata, maggiore sarà il suo bisogno di affermare e rafforzare le convinzioni che l’hanno portata a reagire in modo catastrofico, la sua rabbia anziché diminuire aumenterà.

Se ci sono più persone presenti, lasciamo che sia una sola ad interagire con il malato: le comunicazioni a più voci potrebbero spaventare la persona ed aumentare la sua volontà di difendersi.

Non riteniamoci mai personalmente presi di mira: la persona malata può essere presa da false convinzioni che coinvolgono chi assiste (ad esempio nei deliri di furto) e che spesso mettono a dura prova. In queste situazioni è importante tenere presente che il disturbo del comportamento è parte integrante della malattia e, come tale, non è mai da ritenere una presa di posizione intenzionale.

I disturbi comportamentali negli adulti rappresentano una sfida significativa, ma con il trattamento adeguato e il supporto appropriato, molte persone sono in grado di gestire con successo i loro sintomi e di condurre una vita soddisfacente e appagante.

È importante riconoscere l’importanza di un approccio integrato e multidisciplinare nel trattare questi disturbi e nel garantire il benessere globale degli individui affetti.

Questa è una playlist che raccoglie una serie di video in cui viene spiegato in maniera esaustiva questo e altri argomenti correlati. Il video in questione è un piccolo riassunto del vasto argomento di cui abbiamo parlato in questo articolo. Curato da: Laura Pirotta.

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