Infermieri dall’estero, l’allarme Fnopi: migliaia fuori dai controlli ufficiali

di Redazione

In Italia lavorano migliaia di infermieri provenienti dall’estero, ma una parte consistente di loro resta fuori da ogni sistema di controllo. Secondo i dati della Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, sarebbero tra i 15 e i 20 mila gli operatori sanitari stranieri che operano senza essere pienamente tracciabili dagli albi professionali.

Su un totale di oltre 461 mila infermieri presenti nel Paese, quelli di origine straniera regolarmente censiti e iscritti attraverso le procedure del ministero della Salute sono 45.443. Il problema, denuncia Fnopi, riguarda proprio chi lavora al di fuori di questi canali: personale di cui non è sempre possibile verificare formazione, competenze linguistiche e requisiti professionali.

“È una situazione che poteva accadere ovunque”, osserva Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, che richiama l’attenzione su un sistema sotto pressione, aggravato dalla carenza cronica di personale e dal ricorso a soluzioni emergenziali. In diversi casi, come emerso anche in recenti vicende ospedaliere, reparti sono stati affidati a operatori reclutati tramite cooperative esterne, con livelli di preparazione disomogenei.

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Il quadro normativo, secondo Fnopi, è rimasto fermo al decreto “Cura Italia” del 2020, più volte prorogato, che consente l’assunzione di infermieri iscritti agli albi dei Paesi di provenienza. Un meccanismo che non garantisce controlli uniformi sulla qualità della formazione, molto diversa da Stato a Stato. “In Italia il percorso universitario è tra i più solidi in Europa – sottolinea Mangiacavalli – mentre in altri Paesi bastano due anni per ottenere il diploma”.

Per superare questa fase di incertezza, la Federazione chiede l’istituzione di albi speciali per infermieri stranieri, già previsti dal decreto Bollette di febbraio 2025 ma bloccati dalla mancata intesa in Conferenza Stato-Regioni. Senza questo passaggio, avverte Fnopi, il rischio è continuare a tamponare l’emergenza senza garantire standard omogenei di sicurezza e qualità assistenziale.

Intanto il fenomeno assume dimensioni globali. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di emergenza infermieristica mondiale: tutti i Paesi occidentali competono per reclutare personale sanitario. L’Italia, però, perde ogni anno tra i 2 e i 3 mila infermieri formati sul territorio nazionale, attratti da stipendi e condizioni di lavoro migliori all’estero.

Una combinazione di fattori – carenza di organici, migrazione professionale e assenza di tracciabilità – che secondo Fnopi rischia di trasformarsi in una crisi strutturale, se non accompagnata da politiche di attrattività, percorsi di carriera chiari e strumenti di controllo adeguati per chi entra nel sistema sanitario italiano.


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