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Due episodi ravvicinati, avvenuti in contesti diversi ma con dinamiche simili, riportano al centro dell’attenzione un’emergenza ormai strutturale: la violenza contro il personale sanitario nei Pronto Soccorso. Nel giro di 48 ore, a Napoli e a Formia, infermieri e operatori socio-sanitari sono stati aggrediti fisicamente mentre svolgevano il proprio lavoro, riaccendendo il dibattito sulla sicurezza nelle strutture di emergenza.
A Napoli, l’episodio si è verificato al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo durante la gestione di un sospetto caso di meningite. Il personale sanitario ha applicato correttamente i protocolli di sicurezza previsti, isolando il paziente e adottando le misure di prevenzione necessarie. La situazione è però degenerata quando alcuni familiari di un’altra paziente, convinti senza fondamento di un rischio di contagio imminente, hanno iniziato a protestare. Nonostante i tentativi di chiarimento da parte degli operatori, dalle urla si è passati rapidamente alle minacce e infine all’aggressione fisica: un infermiere è stato colpito con un pugno al torace. L’intervento delle forze dell’ordine ha evitato conseguenze più gravi. Successivamente, gli accertamenti hanno escluso la presenza di meningite.
Sull’accaduto è intervenuta la presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli, Teresa Rea, parlando di una situazione ormai al limite: “Non siamo più disposti a tollerare queste aggressioni. Anche con il rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine, il fenomeno non si arresta”. I numeri confermano l’allarme: dall’inizio dell’anno, nell’Asl Napoli 1 si contano 48 aggressioni al personale sanitario, che superano le 70 considerando l’intera area metropolitana.
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Poche ore prima, un episodio analogo si era verificato al Pronto Soccorso dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia. Un uomo di 30 anni, residente a Gaeta, ha aggredito un infermiere e un operatore socio-sanitario colpendoli con testate e calci. Secondo la ricostruzione, all’origine della violenza ci sarebbe stata la lunga attesa della madre in sala d’attesa. L’uomo è stato bloccato e arrestato dai Carabinieri.
Sul caso è intervenuto anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che ha definito l’episodio “grave e inaccettabile”, sottolineando come “colpire chi cura significhi ferire l’intera comunità ” e ribadendo che la sicurezza del personale sanitario deve rappresentare una priorità .
I due casi mostrano come la violenza nei Pronto Soccorso non sia più legata a eventi eccezionali, ma a dinamiche ricorrenti: attese, incomprensioni sui percorsi di cura, tensioni che finiscono per riversarsi sugli operatori più esposti. Ordini professionali e istituzioni concordano su un punto: la sola presenza delle forze dell’ordine non basta. Servono interventi strutturali sull’organizzazione, sulla comunicazione con l’utenza e sulla tutela immediata di infermieri e Oss, per evitare che l’emergenza sanitaria continui a trasformarsi in un luogo di lavoro sempre più insicuro.
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