Rette RSA: cresce la confusione tra famiglie, regioni e magistratura

di Redazione
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Nel nostro Paese, sempre più famiglie si trovano in difficoltà nel momento in cui devono affrontare le spese per l’ingresso di un proprio caro in una RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale).
Le rette mensili possono superare facilmente i 2.000 euro, e spesso non è chiaro chi debba pagarle: la famiglia, il Comune, la Regione o lo Stato? Questa incertezza è causata dall’assenza di una legge nazionale chiara e univoca, e a farne le spese sono proprio gli anziani più fragili e i loro familiari.

A denunciare questa situazione è il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, una coalizione che riunisce oltre 60 organizzazioni tra realtà del terzo settore, società scientifiche e sindacati.
Secondo il Patto, senza un intervento legislativo serio, il sistema continua a scaricare le sue contraddizioni sulle spalle delle famiglie, che sempre più spesso ricorrono alla magistratura per far valere i propri diritti. Secondo gli esperti, questa situazione è frutto di tre fattori principali:

  • Nessuna legge quadro sulla non autosufficienza: In Italia manca una normativa nazionale che definisca con precisione i livelli essenziali di assistenza per le persone non autosufficienti, compreso il tema del contributo economico.
  • Norme regionali diverse: ogni Regione applica regole diverse su chi paga e quanto. Questo crea grandi disuguaglianze territoriali, dove cittadini con lo stesso bisogno ricevono trattamenti molto differenti.
  • Confusione tra sanitario e sociale: le RSA offrono sia cure sanitarie che assistenza sociale. Tuttavia, le due componenti seguono logiche e finanziamenti diversi. Il risultato? Un sistema frammentato, dove nessuno si assume pienamente la responsabilità del costo.

Per risolvere il problema, serve una riforma nazionale organica che definisca chi ha diritto all’assistenza e in quali modalità, chiarisca le competenze tra Stato, Regioni e Comuni, stabilizzi i finanziamenti pubblici per sostenere le RSA senza gravare eccessivamente sulle famiglie. Solo così sarà possibile garantire un sistema più equo, trasparente e sostenibile, che tuteli davvero la dignità delle persone anziane e dei loro caregiver.

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