Influenza variante K: perché fa tanto rumore (ma non è una super flu)

Mutazione stagionale, curva più lunga e festività a rischio contagi. Cosa sapere davvero sulla variante K dell’influenza.
Donna con mascherina osserva una rappresentazione del virus dell’influenza, simbolo della variante K

Influenza, allarme o semplice evoluzione stagionale? Nei giorni che precedono il Natale la cosiddetta variante K è diventata protagonista di titoli e discussioni, alimentando il timore di una “super influenza”. Ma cosa c’è di vero? E soprattutto: dobbiamo preoccuparci più del solito?

La risposta breve è no, almeno sul piano dell’aggressività del virus. Quella completa, però, è più interessante e aiuta a capire perché questa variante stia facendo così tanto parlare di sé.

Cos’è la variante K dell’influenza (e perché se ne parla tanto)

La variante K deriva da alcune mutazioni del virus influenzale A/H3N2, lo stesso sottotipo che da anni è responsabile della maggior parte dei casi stagionali. Non si tratta quindi di un nuovo virus, né di un salto di specie, ma di una normale evoluzione genetica dell’influenza.

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Secondo Gianni Rezza, professore di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele, la variante K:

  • non è più aggressiva rispetto alle precedenti;
  • non causa sintomi più gravi nella popolazione generale;
  • non mostra un aumento anomalo di letalità.

Il clamore nasce quindi non dalla pericolosità, ma da come e quando questa variante si è inserita nella stagione influenzale.

Perché la curva dei contagi può durare di più

La vera novità della variante K non è la forza del virus, ma il suo impatto sulla dinamica dei contagi.

Quando una mutazione compare a stagione già iniziata, come successo prima nell’emisfero Sud, in particolare in Australia, può accadere che:

  1. una parte della popolazione non sia più pienamente protetta;
  2. aumenti il numero di persone suscettibili;
  3. la curva epidemica si allunghi, restando alta più a lungo.

Questo significa che, anche senza un picco “esplosivo”, l’influenza può continuare a circolare in modo sostenuto per settimane, soprattutto tra i bambini più piccoli.

Scuole chiuse, ma attenzione a pranzi e cenoni

Un elemento potenzialmente favorevole è la chiusura delle scuole, dato che la fascia 5-14 anni è tra le principali responsabili della trasmissione dei virus respiratori.

Il rovescio della medaglia? Le festività natalizie.

  • Pranzi in famiglia
  • Cenoni affollati
  • Incontri con nonni e persone fragili

Tutti contesti in cui il virus trova terreno fertile, soprattutto se si sottovalutano sintomi iniziali come febbre, tosse o mal di gola.

L’andamento dei casi: nessuna anomalia (per ora)

I dati indicano che l’aumento delle infezioni respiratorie acute rientra nei valori attesi per il periodo. I virus influenzali sono ormai predominanti e la variante K è oggi la più diffusa, ma:

  • l’andamento è simile alla stagione 2023-2024;
  • non si osserva un anticipo estremo del picco come nel 2022-2023;
  • il massimo dei casi potrebbe arrivare tra fine dicembre e gennaio, ma resta difficile fare previsioni precise.

Anche dopo il picco, la circolazione del virus potrebbe restare elevata per un periodo non breve.

Vaccino: protegge meno, ma resta fondamentale

Il punto più delicato riguarda la protezione vaccinale, soprattutto negli anziani e nei fragili.

I dati disponibili suggeriscono che il vaccino:

  • non è perfettamente aderente alla variante K;
  • offre però una protezione significativa: circa il 45-50% negli anziani;
  • può ridurre il rischio di forme gravi e ricoveri, anche quando non evita del tutto l’infezione.

In altre parole: non è un vaccino “inutile”, ma uno strumento di mitigazione, particolarmente importante per evitare la congestione degli ospedali.

Cosa fare concretamente (senza allarmismi)

Più che preoccuparsi della parola “variante”, è utile concentrarsi sui comportamenti:

  • evitare contatti con anziani e fragili se si hanno sintomi influenzali;
  • arieggiare gli ambienti durante le feste;
  • lavarsi spesso le mani;
  • restare a casa in caso di febbre;
  • vaccinarsi, soprattutto se si rientra nelle categorie a rischio.

In sintesi: variante K sì, “super influenza” no

La variante K non cambia la natura dell’influenza, ma può influenzare la durata della stagione epidemica. Nessun allarme ingiustificato, quindi, ma nemmeno superficialità: l’influenza resta una malattia da prendere sul serio, soprattutto per chi è più vulnerabile.

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