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Sanità, il Tar del Lazio boccia il nuovo tariffario: “Prezzi troppo bassi, vittoria per i pazienti”
Colpo di scena nella sanità italiana. Il Tar del Lazio ha annullato in parte il decreto del novembre 2024 con cui il Ministero della Salute, di concerto con quello dell’Economia, aveva ridefinito le tariffe per l’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica.
Il provvedimento, contestato da mesi da diverse sigle di categoria, fissava i rimborsi che lo Stato riconosce alle strutture sanitarie per una vasta gamma di prestazioni: visite specialistiche, esami diagnostici, analisi del sangue, fisioterapia e servizi protesici.
Secondo i giudici amministrativi, però, la riforma si basava su prezzi ritenuti troppo bassi e su dati raccolti in maniera incompleta e difettosa, tali da compromettere la sostenibilità del sistema.
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Le motivazioni della sentenza
Il Tar ha ritenuto fondate le eccezioni sollevate nei ricorsi, sottolineando come l’abbassamento generalizzato delle tariffe avrebbe rischiato di danneggiare non solo le strutture private accreditate, ma anche quelle pubbliche.
Il tema centrale riguarda la qualità delle cure: tariffe troppo ridotte possono limitare la capacità delle strutture di offrire prestazioni adeguate, con ricadute dirette sui cittadini.
La reazione delle associazioni: “Una vittoria per i cittadini”
Grande soddisfazione è stata espressa dall’Unione Accreditati Privati (UAP). La presidente Mariastella Giorlandino ha commentato:
“Questa è una vittoria per i cittadini italiani. Non possiamo non curare: dobbiamo garantire assistenza, ma servono rimborsi adeguati. Le strutture private accreditate ricevono gli stessi rimborsi degli ospedali pubblici, ed è giusto che siano sostenibili”.
Il pronunciamento del Tar apre ora una fase di incertezza: il Ministero della Salute dovrà decidere se proporre appello al Consiglio di Stato o riformulare il decreto con nuove modalità di calcolo.
Le prospettive per il sistema sanitario
La vicenda riporta al centro il delicato equilibrio tra sostenibilità economica e diritto alla salute, in un sistema sanitario nazionale già sotto pressione per l’aumento dei costi e il fabbisogno crescente di cure.
Per i pazienti, la sentenza rappresenta una garanzia ulteriore: il timore diffuso era che tariffe troppo basse potessero tradursi in riduzione della qualità delle prestazioni e in liste d’attesa ancora più lunghe.
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