Assistente infermiere, Nursing Up porta Governo e Regioni davanti al Tar: “Figura ambigua e rischiosa”

di Redazione

La battaglia contro l’introduzione della nuova figura dell’assistente infermiere si sposta nelle aule giudiziarie. Il sindacato Nursing Up ha infatti annunciato il ricorso al Tar del Lazio contro l’Accordo Governo-Regioni, con prima udienza fissata per il 21 settembre.

“Si tratta di una scelta discutibile e dannosa – accusa il presidente Antonio De Palma – che compromette la sicurezza delle cure e mina l’equilibrio delle professioni sanitarie. Non risolve la carenza di personale, ma introduce confusione e rischi”.

Una professione a rischio svalutazione

Secondo Nursing Up, la nuova figura non possiede competenze e formazione universitaria adeguate. Un “surrogato” a basso costo che, nelle parole del sindacato, rappresenta “fumo negli occhi per nascondere la mancanza strutturale di 175mila infermieri rispetto agli standard europei”.

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De Palma parla senza mezzi termini di “roulette russa con la salute dei cittadini”, denunciando una politica che preferisce scorciatoie anziché investire sulla professione infermieristica.

L’ombra del crollo delle iscrizioni

La protesta si intreccia con un altro dato allarmante: il calo delle immatricolazioni a Infermieristica. Per l’anno accademico 2025/26, a fronte di 20.699 posti disponibili, le domande non hanno raggiunto quota 19mila. Nel 2010 erano oltre 46mila.

Il rischio, secondo Nursing Up, è che alla fine del percorso universitario soltanto 10.300 studenti arrivino alla laurea. Numeri insufficienti a colmare il vuoto lasciato dai pensionamenti e dall’abbandono verso il settore privato.

La via giudiziaria

Nursing Up è il primo sindacato ad aver impugnato l’introduzione dell’assistente infermiere davanti ai giudici amministrativi. Dopo scioperi, manifestazioni e trattative, la vertenza entra ora in tribunale.

“Difendere la stabilità della professione significa difendere la qualità delle cure – conclude De Palma -. Non permetteremo che logiche di risparmio scarichino rischi e responsabilità su pazienti e professionisti. Governo e Regioni dovranno rispondere delle loro scelte”.


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