Pulizia e igiene sono la base di un OSS, spesso questa figura è associata esclusivamente all’assistenza diretta alla persona, ma le sue competenze vanno ben oltre. Un OSS non si occupa soltanto di igiene e supporto ai pazienti: tra i suoi compiti rientra anche la pulizia e la sanificazione degli ambienti, attività fondamentali per garantire la sicurezza e il benessere di tutti. Sapere cosa pulisce un OSS, come farlo correttamente e con quali strumenti, è essenziale per svolgere questo lavoro in maniera professionale ed efficace.
Cos’è la pulizia?
Il termine pulizia indica l’insieme delle azioni finalizzate a rimuovere lo sporco visibile da superfici, oggetti o ambienti. È il primo e più semplice livello di igiene, quello che consente di mantenere gli spazi ordinati, gradevoli e sicuri per chi vi vive o lavora.
Caratteristiche della pulizia
- Rimozione dello sporco: polvere, residui organici e materiali estranei vengono eliminati con acqua, detergenti e azioni meccaniche (strofinamento, lavaggio, risciacquo);
- Ordine e comfort: un ambiente pulito favorisce non solo la sicurezza, ma anche il benessere psicologico delle persone assistite;
- Base per altre procedure: senza un’adeguata pulizia, non possono essere efficaci ulteriori azioni di igiene più avanzate, come disinfezione, sterilizzazione (se ti interessa approfondire il tema, clicca qui).
Nelle RSA, negli ospedali e nelle case di cura si lavora spesso a stretto contatto tra operatori socio sanitari (OSS) e personale delle cooperative di pulizie. Qui nasce una domanda che da anni genera discussioni: cosa pulisce realmente un OSS e cosa invece spetta agli addetti delle pulizie?
Il cuore del lavoro dell’OSS: la persona, non l’ambiente
L’OSS, come definito dall’Accordo Stato-Regioni del 2001 e ribadito dai contratti collettivi del settore, ha come compito principale l’assistenza alla persona. Non è un addetto alle pulizie generiche, bensì un professionista della cura quotidiana.
per l’OSS, l’igiene ambientale non è da intendersi come pulizia generale degli ambienti (che spetta al personale addetto alle pulizie o alle cooperative), ma come quelle attività di pulizia collegate direttamente alla cura e al benessere del paziente.
In pratica:
- Riordino del letto e della stanza del paziente: rifacimento letto, cambio biancheria, eliminazione materiali sporchi;
- Pulizia e sanificazione di ausili e presidi usati dal paziente (carrozzine, comode, letti, tavolini, spondine, apparecchiature semplici);
- Gestione dei rifiuti sanitari: corretta raccolta e conferimento nei contenitori idonei (es. materiale sporco di sangue, urine, presidi monouso);
- Supporto alla sanificazione: se un ausilio si sporca durante l’assistenza, sei tu a doverlo pulire/disinfettare subito, senza attendere l’intervento della cooperativa;
- Collaborazione alla sicurezza igienica: vigilare che l’ambiente del paziente resti pulito e segnalare al personale o alla ditta di pulizie eventuali carenze (es. pavimento sporco, bagno non sanificato).
Si tratta quindi di pulizie strettamente legate all’assistenza sanitaria e all’igiene del malato, mai di interventi generici negli spazi comuni.
Le cooperative di pulizie: la gestione degli ambienti
A occuparsi invece della sanificazione generale delle strutture sono, nella maggior parte dei casi, le cooperative esterne. Queste squadre hanno il compito di pulire:
- corridoi e aree comuni;
- bagni condivisi non assegnati a singoli pazienti;
- sale operatorie e ambulatori secondo protocolli specifici;
- cucine, uffici e spazi amministrativi.
È una distinzione fondamentale: gli addetti alle pulizie sono formati per la sanificazione ambientale, mentre l’OSS si concentra sulla persona.
Dove nascono i conflitti
In molte strutture, tuttavia, i confini non sono sempre rispettati. Succede che agli OSS vengano richiesti compiti extra, come la pulizia dei bagni comuni o degli spazi collettivi, che non rientrano nelle loro mansioni.
Queste situazioni generano malcontento e, soprattutto, rischiano di sottrarre tempo all’attività più importante: l’assistenza al paziente.
Ho lavorato in una RSA dove non erano presenti cooperative di pulizie: c’era soltanto una signora che ogni mattina si occupava della pulizia di base. Nel pomeriggio, però, toccava a noi OSS occuparci degli spazi comuni: lavavamo il salottino dove i pazienti mangiavano, la reception, l’area dedicata agli incontri con i familiari, perfino il nostro spogliatoio e i bagni.
Ecco perché, se negli ospedali le pulizie generali sono affidate alle cooperative, in molte strutture private accade ancora che siano gli OSS a svolgere anche questi compiti, oltre all’assistenza ai degenti.
Perché è importante distinguere i ruoli
La chiarezza tra ciò che pulisce un OSS e ciò che compete alle cooperative non è solo una questione sindacale o contrattuale, ma un aspetto cruciale per:
- la qualità dell’assistenza, perché l’OSS deve concentrarsi sul paziente;
- la sicurezza, visto che le pulizie ambientali richiedono protocolli specifici;
- il rispetto professionale, evitando di snaturare il ruolo dell’operatore socio sanitario.
Chiarire chi pulisce cosa in ospedali, RSA e case di cura significa tutelare i lavoratori e garantire un servizio migliore agli utenti. L’OSS non è un addetto alle pulizie, ma un professionista dell’assistenza: il suo compito è occuparsi della persona, non degli ambienti. Le cooperative, invece, restano indispensabili per la sanificazione generale delle strutture.
Solo con regole chiare e rispettate si può garantire dignità al lavoro e sicurezza per pazienti e operatori.