La sepsi, sindrome clinica grave dovuta a una risposta disfunzionale dell’organismo a un’infezione, rappresenta oggi una delle principali cause di mortalità nel mondo. Colpisce ogni anno circa 48,9 milioni di persone e provoca oltre 11 milioni di decessi, equivalente a un morto ogni tre secondi, pari al 20% della mortalità globale. In Italia, la situazione non è meno critica: tra il 2003 e il 2020, il numero dei decessi legati alla sepsi è aumentato da circa 19mila a 70mila vittime, confermando l’urgenza di riconoscerla come priorità di sanità pubblica.
In occasione del World Sepsis Day, che si celebra il 13 settembre, l’Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ Irccs di Roma rinnova il suo impegno nella prevenzione, nella ricerca e nella formazione. La giornata, promossa dalla Global Sepsis Alliance, mira a sensibilizzare cittadini, media e istituzioni sull’importanza di una risposta rapida e integrata: dalla prevenzione alla diagnosi precoce, fino alla terapia tempestiva e alla riabilitazione post-sepsi.
Sepsi: l’emergenza sanitaria che uccide un milione di persone all’anno
I sintomi della sepsi sono spesso aspecifici e variano da paziente a paziente, rendendo difficile l’identificazione tempestiva. Febbre alta, respirazione accelerata, brividi intensi e stato di confusione sono segnali che devono far scattare il sospetto. La rapidità di intervento terapeutico è infatti determinante per ridurre il rischio di insufficienza d’organo e shock settico, condizioni che possono rapidamente condurre al decesso.
La sepsi può insorgere in seguito a infezioni batteriche, virali o fungine, comprese quelle delle vie respiratorie come influenza e Covid-19, o delle vie urinarie. Non colpisce solo pazienti ospedalizzati, ma anche persone fuori dagli ospedali, con maggiore rischio per anziani, bambini sotto un anno, immunocompromessi o soggetti con comorbidità.
“La formazione del personale sanitario e la consapevolezza dei cittadini sono essenziali per contrastare la sepsi. Sapere riconoscere i segnali può salvare vite”, sottolinea Massimo Girardis, ordinario di Anestesia e Terapia Intensiva all’Università di Modena e Reggio Emilia.
La giornata mondiale della sepsi invita quindi a riflettere sull’importanza della prevenzione, della diagnosi precoce e dell’accesso tempestivo alle cure intensive, strumenti chiave per ridurre l’impatto di questa malattia silenziosa e letale. Seguite gli aggiornamenti e le campagne informative per imparare a riconoscere i segnali e contribuire alla lotta globale contro la sepsi.
Il ruolo fondamentale dell’OSS
In questo contesto, l’Operatore Socio-Sanitario (OSS) riveste un ruolo fondamentale. Grazie alla presenza costante accanto al paziente, l’OSS può contribuire in modo decisivo al riconoscimento precoce dei sintomi della sepsi, monitorando parametri vitali, segnalando variazioni sospette al personale infermieristico e supportando le misure di prevenzione delle infezioni.
Inoltre, l’OSS assicura assistenza quotidiana, favorisce l’igiene e la mobilizzazione del paziente, collabora alla somministrazione dei protocolli terapeutici sotto supervisione e sostiene la comunicazione con famiglie e caregiver. La loro attività rappresenta quindi un tassello imprescindibile nella rete di sicurezza sanitaria, capace di ridurre il rischio di complicanze gravi e di migliorare la qualità delle cure.